Vino tra export e ripresa dei consumi in Italia: il 2016 riparte con l’ottimismo dei produttori
Il vino italiano chiude un anno record per l’export (nonostante la crisi russa) e apre il 2016 all’insegna dell’ottimismo. I produttori sono ragionevolmente convinti che l’onda lunga della crescita continui anche quest’anno: se poi cadesse l’embargo commerciale alla Russia tutto diventerebbe più semplice. Ma le nostre cantine ora mostrano più fiducia anche sui consumi in Italia: dopo anni di declino, l’anno scorso la domanda è tornata a fare capolino, coinvolgendo non solo il Prosecco ma anche vini di qualità.

A tutto export
Per il 2015 Wine Monitor di Nomisma stima un export di vino in crescita del 6%, al record storico di 5,4 miliardi. Nel complesso i volumi si sono contratti da 20,3 milioni di ettolitri a 20,2. «Gli spumanti, in primis il Prosecco, hanno trainato l’export – osserva Denis Pantini, di Wine Monitor di Nomisma – con un balzo del 10% sia a valore che a volume. Sotto tono invece l’export dei vini fermi imbottigliati che, comunque, rappresentano oltre il 75% del totale. Calano gli sfusi».
Però, la Cina La sorpresa del 2015 è stata la Cina: l’import è stimato intorno a 1,8 miliardi di euro, e il balzo del 50% vale a Pechino lo status di quarto mercato mondiale, dopo Stati Uniti, Regno Unito e Germania. L’Italia però in Cina è cresciuta “solo” del 15%, molto meno dei competitor. Al contrario, il
Giovanni Geddes da Filicaja
mercato più in crisi è la Russia che, dopo il -6% del 2014, è crollato del 30 per cento. «Il 2015 è stato un anno da incorniciare – osserva Giovanni Geddes da Filicaja, ad del gruppo Marchesi de’ Frescobaldi (86 milioni di fatturato 2014) –. Globalmente le vendite sono cresciute dell’11%, grazie anche al contributo del mercato italiano. Qualche giorno fa ho incontro i nostri agenti e sono stati concordi nel valutare le vendite di Natale le migliori degli ultimi 7 anni. Ormai il mercato sembra polarizzato verso bottiglie di prezzo medio-alto». Per l’anno in corso, il top manager si limita, prudentemente, a dire che «dopo la corsa degli ultimi anni, prevediamo una crescita globale limitata, di un paio di punti».
Bere senza tensioni
Sulla stessa lunghezza d’onda Enrico Viglierchio, dg di Castello Banfi (68 milioni i ricavi nel 2014). «Siamo soddisfatti sia delle vendite all’estero che in Italia. Nel nostro Paese cresce la domanda per i vini di buona qualità». E per il 2016? «Le tensioni internazionali non mancano – risponde Viglierchio – e anche le notizie sulle banche italiane non fanno bene ai consumi. Ma se questi nodi vengono sciolti a breve allora non ci saranno problemi».
Il test del prezzo per il Prosecco
Anche Giancarlo Moretti Polegato, presidente del gruppo veneto Villa Sandi, segnala il balzo dei ricavi nel 2015: + 19% a 72,5 milioni, «grazie ai 90 Paesi in cui esportiamo e grazie al mercato italiano, addirittura brillante a Natale».
Il difficile però inizia adesso: «I recenti aumenti di uve e mosti fino al 50% – spiega Polegato – ci hanno costretti a rivedere i listini del Prosecco. In Nordamerica e nel Regno Unito si ammortizzerà con le valute, ma nell’area euro gli aumenti si sentiranno nel primo trimestre. Vedremo se le vendite terranno. Credo di sì e vedo ancora una crescita per il Prosecco anche se più contenuta del 2015».
Deciso Diego Cusumano, titolare dell’omonima azienda siciliana. «Per quest’anno speriamo che si rimuova l’embargo commerciale alla Russia: si riavvierebbe una crescita più robusta. Questo però non deve distogliere energie da una strategia di crescita di un marchio riconoscibile».
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