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Italia-Iran: rilancio 'Made in Italy', si punta +3 miliardi di export


A sei mesi dallo storico accordo di Vienna sul programma nucleare iraniano, il presidente della Repubblica Islamica dell'Iran, Hassan Rohani, sbarca in Italia, primo Paese europeo visitato dopo lo 'sdoganamento'. E' un segnale importante per l'Italia che punta a riguadagnare una posizione che, prima delle sanzioni, era di leadership nel mercato iraniano. Complessivamente nel 2014 il valore dell'export verso l'Iran e' stato di poco piu' di 1,2 miliardi di euro; l'obiettivo e' tornare al volume degli scambi precedenti l'embargo, 7 miliardi di euro, ma non sara' facile.

Secondo stime, il recupero di export possibile nei prossimi due anni e' di 3 miliardi di euro. "In ambito Ue - spiega Licia Mattioli, presidente del comitato tecnico per l'internazionalizzazione e gli investitori esteri di Confindustria, in un'intervista all'AGI - l'Italia e' tra i paesi con maggiori interessi economici in Iran. Prima delle sanzioni europee esportavamo oltre 2 miliardi di euro, percio' e' un mercato di estrema importanza per molte nostre imprese, soprattutto piccole e medie. Le sanzioni sono costate all'Italia oltre 15 miliardi di export a partire dal 2006, di cui oltre il 60% negli ultimi quattro anni. Il settore piu' colpito e' stato quello della meccanica strumentale, che rappresenta oltre la meta' dell'export italiano in Iran e che ha subito oltre il 70% delle perdite complessive (oltre 11 miliardi di euro dall'inizio delle sanzioni)". E anche se "ci vorra' tempo per tornare ai livelli di export precedenti alle sanzioni, - sottolinea Mattioli - stime attendibili indicano la possibilita' di recuperare circa 3 miliardi di euro nei prossimi due anni".

L'Iran e' un mercato con quasi 80 milioni di potenziali consumatori, destinati ad arrivare secondo le stime a 100 milioni nel 2050, molti con un alto livello di istruzione; ed e' un Paese enormi riserve di gas, petrolio e minerarie. Prima delle sanzioni il mercato iraniano era storicamente legato all'Italia ed e' tradizionalmente molto sensibile al 'made in Italy'. Attualmente e' il secondo partner commerciale all'interno dell'Ue, dopo la Germania). Le aziende italiane puntano a recuperare una posizione di primo piano ma non sara' facile perche' devono recuperare tutta la competitivita' persa a partire dal 2011 quando importanti quote di mercato sono state accaparrate da concorrenti quali Cina, India, Russia e Brasile che hanno subito molti meno vincoli dalle sanzioni. Il governo e le imprese lavorano da tempo all'obiettivo: subito dopo l'accordo di luglio, ad agosto il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, e la responsabile dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, si sono recati a Teharan alla guida di una folta delegazione di rappresentanti di grandi gruppi italiani a cominciare da Eni e Finmeccanica. Poche settimane dopo a novembre e' partito alla volta dell'Iran il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, anche lui accompagnato da un nutrito gruppo di imprenditori.

Confindustria ha organizzato una missione specifica dedicata ai settori infrastrutture e oil&gas per l'8-10 febbraio, e altre che seguiranno nel secondo semestre. I settori di interesse sono comunque numerosi: oltre l'oil&gas (il petrolio e il gas iraniano rappresentano rispettivamente l'11 e il 18% delle riserve mondiali) ci sono l'automotive (prima delle sanzioni si immatricolavano 1,5 mln di automobili all'anno, ora si punta a superare i 2 mln), i trasporti (l'Iran deve ammodernare la rete ferroviaria e ha bisogno di nuovi treni e aerei), ma anche il mercato immobiliare e delle costruzioni (con la crescita demografica che prevede 100 mln di abitanti nel 2050, citta' come Isfahan, Shiraz, Tabriz, Mashad avranno bisogno di nuovi alloggi, uffici, shopping center), la difesa.

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